Presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati si è svolto il convegno “La salute come fondamentale diritto per una riforma della sanità”.
Saluto di padre Vrigio Bebber, Presidente Aris
Un pensiero mi piace prima di tutto condividere con voi. Da ben oltre cinquanta anni, per mia specifica missione, mi trovo a respirare sanità. Sanità come servizio intendo. E forse sarà proprio per questa ormai datata confidenza con il mondo sanitario che, non lo nascondo, provo un senso di amarezza nel trovarmi a dover parlare ancora di diritto fondamentale alla salute. E, cosa ancor più da sottolineare, è quel senso di gratitudine che provo nei confronti di chi, tra gli scranni parlamentari, si batte ancora sinceramente per riaffermare questo diritto fondamentale quanto universale, sancito e ribadito dalla nostra Costituzione. Grazie dunque a voi organizzatori di questo incontro.
Certo lo scenario penoso quanto drammatico che si presenta oggi nel nostro sistema sanitario – certamente frutto di anni ed anni di sconsiderate politiche sanitarie, di tagli inconcepibili ma anche e forse soprattutto frutto della latitanza di una sana cultura sanitaria, ispirata dai valori di umanità, solidarietà, condivisione, accoglienza – questo scenario dicevo non sembrerebbe lasciare spazio alla speranza. A questo punto sarebbe lecito sciorinare dati, numeri, percentuali. Ma se siamo qui credo non sia per fare i ragionieri, o i commercialisti. Siamo qui per capire come dar nuovo vigore alla speranza in un SSN che sia veramente Servizio, quel servizio Sanitario universale che era un fiore all’occhiello del nostro Paese, e che non smetta mai di essere Nazionale, nel vero senso della parola.
Il legislatore che per primo pensò alla costituzione di questo Servizio per la comunità, così come onestamente va riconosciuto anche ai successivi riformatori, deve proprio aver avuto l’occhio lungo se è vero come è vero che ha disposto l’integrazione delle strutture private che offrivano prestazioni sanitarie, nel nascente SSN, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Da quel momento il privato convenzionato è diventato per legge parte integrante del SSN. Ed ancora oggi, dopo riforme su riforme dello stesso, il ruolo di queste strutture non è cambiato. Anche se, debbo dire con rammarico, troppe volte misconosciuto.
C’è voluta purtroppo l’emergenza della pandemia per far apprezzare la presenza della sanità privata convenzionata accanto alle strutture pubbliche. Da quei giorni drammatici si sente più spesso di parlare di una nuova riforma
sanitaria basata su un mix di sanità pubblica e sanità privata – non profit per quanto riguarda le nostre strutture ARIS – convenzionata. Ce lo ha detto lo stesso Ministro Schillaci nel saluto fattoci in occasione del nostro recente sessantesimo anniversario. Anzi ci ha detto anche di considerarci “come un alleato del servizio pubblico”.
Noi ci siamo, vogliamo esserci e ci saremo sempre perché accogliere e servire l’uomo sofferente è nel nostro carisma, è parte della nostra identità, è la missione affidataci dai nostri santi fondatori. Già offriamo qualche milione di prestazioni ambulatoriali, specialistiche e protesiche nelle nostre strutture e se solo ci fosse data la possibilità, avremmo ancora ampi margini per aumentare l’offerta e così contribuire all’abbattimento delle famigerate liste d’attesa. E per il cittadino ci sarebbe solo l’onere del ticket, come accade nelle strutture pubbliche. Questo vale certamente per le convenzionate non profit e for profit.
Ormai è una realtà: nel nostro Paese c’è una sanità pubblica, una sanità convenzionata definita dal Consiglio di Stato “consustanziale alla pubblica”, e perché no, anche una sanità a pagamento per chi può permetterselo. Importante è che a tutti, dico a tutti i cittadini, sia garantito l’accesso alle cure di cui ha bisogno e al rispetto pieno del suo diritto alla salute. Come importante sarebbe che i nostri amministratori pubblici capissero che investire in salute non è una spesa ma una risorsa.
C’è indubbiamente bisogno di una riforma della sanità più attenta ai bisogni reali della comunità, che sia però basata su un principio che noi ARIS andiamo ripetendo da qualche anno e che sembra ormai essere entrato anche nell’ottica dei nostri politici come “irrinunciabile”: non esiste sanità pubblica senza la sanità privata come non c’è sanità privata senza la sanità pubblica.