di Giovanna Pasqualin Traversa
Con “un saluto e un augurio a Papa Francesco e a tutti coloro che lo stanno assistendo” si è aperta oggi a Roma la Giornata del personale sanitario, sociosanitario, assistenziale e del volontariato. Don Angelelli (Cei): “I curanti ritrovino l’attenzione e il rispetto che meritano”. Ministro Schillaci: “Con le case di comunità siamo al 70%. Entro il 2026 saranno pronte”. Il vicepresidente Fnomceo: “Serve rafforzamento sistema sanitario”. L’allarme del presidente degli psicologi: “Disagio in aumento, occorre potenziare servizi e sbloccare legge su psicologo di base”
“Mi auguro che tutti i curanti possano ritrovare l’attenzione e il rispetto che meritano, perché da sempre si sono messi al servizio dei bisogni di salute delle persone senza mai risparmiarsi, anche a costo di grandi sacrifici.
Per questo vanno ringraziati, rispettati e valorizzati”.
E’ l’auspicio espresso al Sir da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, che abbiamo incontrato a conclusione della Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale assistenziale, socioassistenziale e del volontariato – oltre 3 milioni di professionisti – tenutasi oggi a Roma, presso le Corsie Sistine del Complesso di Santo Spirito in Sassia, il più antico ospedale d’Europa, sul tema “Rinnovamento delle professioni per una nuova sanità”.
Foto Calvarese/SIR
Un appuntamento istituito con la Legge 13 novembre 2020, in onore di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari in prima linea nel corso della pandemia da Coronavirus e che ogni giorno affrontano le sfide di un sistema sanitario complesso per garantire il diritto alla salute e la tutela della dignità di ogni persona. Una giornata, prosegue don Angelelli, che ha visto l’incontro “con il ministro della Salute Orazio Schillaci e con i rappresentanti di tutte le professioni sanitarie; un momento, non solo celebrativo, nel corso del quale sono stati sottolineati aspetti fondamentali”. Dal “bisogno di curanti che abbiamo in Italia, perché non ce ne sono abbastanza” al bisogno che questi trovino “nelle rispettive professioni sanitarie percorsi ben definiti, sia di formazione, sia di progressione di carriere; il bisogno soprattutto di un nuovo equilibrio sul territorio nazionale, perché permangono evidenti e profondi squilibri tra l’offerta sanitaria del Nord, del Centro e del Sud, e questo “confligge con il principio ispiratore della Costituzione che parla di equità nel servizio sanitario nazionale”.
(Foto Giovanna Pasqualin/SIR)
“Sebbene il personale dipendente sia cresciuto negli ultimi anni – riconosce nel suo intervento il ministro della Salute Orazio Schillaci – c’è ancora un problema di carenza, che si è determinato nel corso degli anni e si è acuito dopo il 2020. Dobbiamo fare i conti poi, purtroppo, con una disaffezione al servizio sanitario pubblico e le conseguenti difficoltà nel reclutare professionisti, con il picco della curva pensionistica, soprattutto per alcuni profili, e con condizioni di lavoro che spesso non consentono un adeguato bilanciamento tra lavoro e vita privata. Alla luce di tutto ciò, lavoriamo per disporre di una forza lavoro in numero adeguato, ma soprattutto competenze aggiornate”. Per quanto riguarda le case di comunità miranti a rafforzare l’assistenza territoriale, il ministro assicura che entro il 2026 saranno pronte:
“Sono stati aperti cantieri già per il 70% delle strutture e procediamo secondo la tabella di marcia del Pnrr”.
Ma perché queste siano pienamente funzionanti c’è bisogno di personale. Per questo, “con la finanziaria del 2024 abbiamo garantito le risorse alle Regioni, già ripartite (250 milioni nel 2025 e 350 milioni nel 2026)”. L’invito, infine, al “coraggio di cambiare. Modelli nati quasi 47 anni fa non sono più adatti alle mutate esigenze”.
Con
“un saluto e un augurio a Papa Francesco e a tutti coloro che lo stanno assistendo”
si apre l’intervento di Giovanni Leoni, vice presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). Nel ricordare “tutti coloro che non ce l’hanno fatta” durante la pandemia , “quasi 400 medici, 70 infermieri e 35 farmacisti – e tutti gli operatori, a vario livello, che hanno lavorato in quel periodo, quelli che si sono ammalati nel 2020, che sono guariti e sono tornati a lavorare”, Leoni sottolinea: “Abbiamo vinto quel periodo grazie alla scienza e a coloro che hanno fatto le prime autopsie, quando era estremamente pericoloso e difficile farlo, e che hanno trovato le basi nella fisiopatologia” da cui “si sono sviluppati anche i vaccini”. Con riferimento al presente e alle sfide future, il vicepresidente Fnomceo esprime apprezzamento al sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato perché “ha sviluppato anche un’attenzione molto particolare per la licenza antibiotica che sarà sicuramente una grande sfida per il nostro futuro” caratterizzato da “un aumento impressionante di over 65 anni con dueo più patologie e, quindi, con una necessità di assistenza e di attenzione che può arrivare solo attraverso il
potenziamento del sistema sanitario nazionale”.
Per Andrea Mandelli, presidente Federazione ordini farmacisti italiani (Fofi), “oggi è una giornata per ricordare ma anche per progettare il futuro:
costruire una sanità che investa sui suoi professionisti e con meno burocrazia
è il miglior modo per riconoscere il valore di chi ogni giorno si dedica alla cura e alla salute delle persone”. Noi, assicura, siamo “in prima linea, consapevoli di rappresentare un punto di riferimento per i cittadini e una figura chiave per la tutela della salute e della coesione sociale”.
(Foto CEI-Ufficio Pastorale della Salute / SIR)
“Attrattività tra i giovani, formazione specialistica, innovazione tecnologica e dei processi, migliori carriere, contratti e retribuzioni”: questi, secondo Barbara Mangiacavalli, presidente Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), gli “elementi chiave su cui intervenire per valorizzare le professioni infermieristiche e garantire al Paese il contributo convinto che queste figure possono, e devono dare”. La salute è “una risorsa unica, una forza che scorre tra noi, gli animali e l’ambiente e che ci nutre, una salute fatta di vasi comunicanti”, dichiara Gaetano Penocchio, presidente Federazione nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi).
“Tutte le indagini – esordisce David Lazzari, presidente Consiglio nazionale ordine psicologi (Cnop) – ci confermano un aumento dei bisogni psicologici nella popolazione, soprattutto tra giovani e anziani. L’80% delle problematiche che emergono richiederebbe risposte psicologiche e psicoterapiche, ma solo una minima parte riceve un adeguato supporto”. “Non possiamo limitarci a intervenire quando il disagio è ormai conclamato – il monito del presidente degli psicologi italiani -: serve una rete di prevenzione, promozione e intervento precoce. Per questo chiediamo
il potenziamento dei servizi psicologici nelle Usl e negli ospedali e lo sblocco della legge sullo psicologo di base, ferma in Parlamento da troppo tempo”.
“La salute psicologica – conclude Lazzari – non è separata da quella fisica: influisce sulla qualità della vita, sul lavoro, sull’economia. Qualcosa è stato fatto, ma siamo ancora lontani da ciò che serve al Paese. È tempo di un cambio di passo”.
(Foto Cnoas/SIR)
“Nonostante i numerosi appelli e sforzi, ad oggi la rete di assistenza e cura territoriale non appare sufficientemente implementata”. Così Silvia Vaccari, presidente Federazione nazionale ordini professione ostetrica (Fnopo) assicurando al disponibilità di ostetriche/i ad impegnarsi nei consultori e all’interno delle case della comunità. “Non esiste salute senza sociale, lo diciamo da anni, ma spesso ci accorgiamo che i decisori non lo hanno compreso fino in fondo”, afferma Barbara Rosina, presidente Consiglio nazionale ordine assistenti sociali (Cnoas). “La salute – prosegue – non è soltanto farmaci e ospedali. Le solitudini, le violenze domestiche, le difficoltà di movimento, le povertà economiche e non solo, ai tempi del Covid e oggi, negano salute e dignità alle persone”. Rosina ricorda che “soltanto 6.486 assistenti sociali lavorano nel sistema sanità e il 48% andrà in pensione nei prossimi 10 anni. Un numero insufficiente oggi e assolutamente sottostimato per le riforme in atto che implicano una profonda revisione organizzativa”.
Fonte AgenSir